DAL 2 AL 4 FEBBRAIO
Tre giorni

Tre giorni. E dopo? Dopo si vedrà. Rob, un ragazzo di 28 anni malato di cancro alla spina dorsale, non può sapere come andrà a finire. L’operazione ha il 50% di riuscire e il 50% di… beh, avete capito. Tre giorni per fare i conti con se stessi e con tutti i fantasmi del passato, per accettare che tutto potrebbe finire entrando in quella maledetta sala operatoria. Tre giorni per dire l’ultimo ti voglio bene a una madre rimasta sola, o per ricordare le bravate di gioventù insieme al proprio migliore amico. Tre giorni di paure e di incubi, ma anche di sorrisi e momentanee speranze. Perché proprio a me? Perché la vita è così: si diverte a fregarti. Ma a volte capita che in mezzo alle fregature accada qualcosa di bello. Una parola, uno sguardo, un gesto: Emanuela. Tre giorni per innamorarsi. E dopo questi tre giorni chissà, si vedrà. Divertente, grottesco, a tratti commovente e vero come la vita.

Tre Giorni affronta la paura di morire con ironia e irriverenza, sbattendoci in faccia tutto il cinismo della vita, così brava a prenderci in giro. Cosa proverò? Si chiede Rob. Non proverai nulla, risponde Emy, senza però saperlo davvero. Perché nessuno sa veramente cosa accadrà dopo. Semplicemente, a un certo punto, tutto si spegne. Il cuore smette di battere, il cervello si ferma, gli organi non lavorano più e la nostra coscienza sprofonda in un sonno senza sogni.
Tre Giorni racconta l’attesa. Quella di una stanza d’ospedale: un luogo senza tempo che ha confini spazio-temporali a sé stanti, contaminati da un realismo magico che mescola tra loro ironia, cinismo, paura e disperazione. L’attesa altera lo scorrere del tempo, lo deforma fino a dilatarlo o a restringerlo. Un secondo diventa un giorno, un giorno diventa una vita. Non è più il tempo esteriore – scandito solo dalle visite dei parenti e dai pasti improponibili dell’ospedale – a scorrere, ma il tempo interiore.
Un tempo che non ha regole, confini e che per ognuno di noi è mutabile e differente.
Tre Giorni, in fondo, non parla che di amore e di morte. Della possibilità di provare speranza grazie a uno sguardo che sa di futuro. Ma sperare significa anche affrontare le nostre paure più oscure. Così restiamo lì, vulnerabili e indifesi, ma con la consapevolezza che non si muore mai domani, si muore sempre oggi e allora, oggi, dobbiamo anche vivere.

TRE GIORNI

Drammaturgia Federico Malvaldi

Con

Daniele Paoloni

Francesca Astrei

Veronica Rivolta

Renato Civello

Regia Federico Malvaldi

Costumi Marta Montanelli

Aiuto regia Rossella Ester Scarlato

Produzione REMUDA TEATRO

Testo vincitore del premio SIAD Calcante; Menzione speciale della seconda edizione del Concorso “PROSIT!” – Nuove drammaturgie per un nuovo teatro; finalista al Premio CENDIC Segesta, al Premio Pat – Passi Teatrali per la drammaturgia italiana contemporanea e al Premio Silvano Ambrogi. 

ORARI

Venerdì 2 febbraio ore 20:00

Sabato 3 febbraio ore 20:00

Domenica 4 febbraio ore 17:00

BIGLIETTI

Intero 15€

Ridotto 10€

ABBONAMENTI

Questo spettacolo è compreso nell’abbonamento STAGIONALE, PROSA, CARNET

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